Biciclette NO-OIL

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Talvolta la città riserva belle sorprese. Lavoro a Milano e tutti i giorni vado e vengo dall’ufficio in bicicletta e assicuro a chi non vive, o meglio sopravvive, in questa città che tutti i ciclisti di Milano andrebbero premiati per il loro coraggio. Sicuramente in altre grandi città non va meglio rispetto a Milano, ma ad esempio a Trento da alcuni anni le piste ciclabili sono sensibilmente aumentate, come la sensibilità delle persone. Ricordo, per raccontarne una che anni fa i vigili di Trento, noti per la loro intransigenza, facevano le multe in centro storico, nelle zone pedonali, alle biciclette che percorrevano le vie contro senso. Un’assurdità se pensiamo che in alcune città del nord ho sentito dire che le biciclette, nel rispetto dei pedoni, hanno sempre la precedenza e posso circolare ovunque senza limiti, in città dove le piste ciclabili sono vecchie di decenni e appaiono nuove come appena fatte. Ricordo ancora la prima pista ciclabile che vidi in un viaggio in Austria insieme ai miei genitori. Ero colpito dai semafori che diventavano gialli anche prima del verde e da questi strani serpenti di cemento rosso che attraversavano la città e sui quali veloci si muovevano solamente biciclette e che i Italia non avevo mai visto.
Anche nelle ultime vacanze di quest’anno, in Finlandia sono rimasto colpito dalla quantità di piste ciclabili. Nelle città sono date per assodate; il fatto che colpisce è che le piste ciclabili sono onnipresenti anche lungo le strade di campagna, per centinaia e migliaia di chilometri. In Finlandia i ragazzi, che devono percorre distanze molto più grandi delle nostre vanno a scuola in bicicletta, nella massima sicurezza, percorrendo le piste ciclabili sterrate che fiancheggiano la strada principale (dove le automobili rispettano con cura tutti i limiti di velocità).

Proviamo, per un solo attimo ad immaginare i nostri figli che vanno a scuola in bicicletta: in Finlandia e a Milano. Quale sarebbe il nostro stato d’animo, supponendo anche che l’aria delle città sia ugualmente respirabile?

Che fare?

Ho scattato questa fotografia in via Veneto a Milano e mi è sembrata una bellissima idea da “copiare” e quindi mi sono attrezzato: ho disegnato io stesso la targa pronta per la stampa che chiunque può scaricare all’inizio dell’articolo.

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Ho anche trovato altri siti dai quali è possibile scaricare una targa simile e leggere interessanti notizie per i coraggiosi ciclisti come www.wwfroma11.it e www.ruotalibera.org.

Personalmente ho anche scritto una mail al sindaco di Milano Letizia Moratti, che allego, ma che non ha mai risposto rimbalzandomi come prevedibile ad altri uffici attraverso mail prive di testo o generate automoticamente da un computer. Questo è un modello della mail che ho spedito al sindaco; se volete potete spedirla anche voi al vostro, oppure di nuovo a quello di Milano; magari se siamo in tanti a scrivere la stessa cosa ci risponde.

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>mailaletiziamoratti.eml

In conclusione credo che noi, la gente normale, abbiamo talvolta la possibilità di fare più del mondo politico, auto-sensibilizzandoci e aiutando noi stessi a comunicare tra noi fatti o idee importanti. Ad esempio se tutti noi attacchiamo questa targa sul retro della nostra bicicletta daremo il nostro piccolo contributo all asensibilizzazine di altre persone. Tra qualche tempo forse potremmo sentirci più sicuri nel mandare i nostri figli a scuola anche nelle nostre italiane città.

1 Commento

  1. Anna

    Ciao Edo,
    sono tua cugina Anna!
    quando verró a Milano da maggio e mi prenderó una bici, voglio la tua targa…
    Comunque in Italia fanno schifo anche i mezzi pubblici: vivendo a Budapest da 2 anni (che ha 1 milione e piu di abitanti) l’ho notato ancora di piú! Qui funziona tutto alla perfezione, i tram e gli autobus e il filobus passano davvero ogni 3 minuti…
    Oltre alle bici, anche trasporti pubblici seri, puntuali, non puzzolenti ed iperaffollati aiuterebbero.
    E soprattutto mezzi seri, non autobus che fanno piu fumo nero di una ciminiera.
    ma forse é la mentalitá che non quadra: gli italiani che vivono qui a Budapest infatti usano la macchina lo stesso…
    ciao!
    Anna

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