Perché i megaricchi distruggeranno il pianeta

H. Kempf
Perché i megaricchi distruggeranno il pianeta
Garzanti 2008

Dobbiamo abbandonare l’idea di crisi separate, risolvibili indipendentemente le une dalle altre. Questa idea non serve se non a interessi specifici, ad esempio a quelli della lobby del nucleare, che usa i mutamenti climatici per promuovere la sua industria. Al contrario dobbiamo considerare la sinergia tra le crisi, le loro interazioni.

“Nell’aumento brutale dei prezzi dell’energia e nel crollo del sistema dei trasporti l’aviazione civile sparirà, l’habitat rurale si disaggregherà a causa della sua dipendenza nei confronti dell’automobile.” (Yves Cochet)

La produzione agricola verrà altresì compromessa, considerata la dipendenza dell’agricoltura produttivista dal petrolio, per via dei trattori.

Di certo il futuro scriverà storie che sfuggono alla nostra immaginazione. Ma questa potrà ragionevolmente appoggiarsi ai disastri limitati di oggi per tracciare uno schizzo del nostro domani.

Alla domanda “perché niente cambia?” quando è così evidente l’imperativo di cambiare si potrebbe dare un’altra risposta. La scomparsa dell’URSS e la sconfitta del socialismo negli anni ottanta hanno soppresso la possibilità di fare riferimento a un’alternativa, o meglio hanno reso l’idea stessa di un’alternativa irrealizzabile. Il capitalismo ha beneficiato del suo successo innegabile sull’Unione Sovietica. […] Se non cambia niente, nel momento in cui entriamo in un’emergenza economica di gravità storica, è perché così vogliono i potenti del mondo.

Bisogna venir fuori da questo iato. comprendere che l’emergenza ecologica e l’emergenza sociale sono due facce dello stesso disastro.

Ne risulta una nuova ineguaglianza tra generazioni: i membri delle classi medie e modeste scoprono che non possono più garantire ai loro figli un livello di vita migliore rispetto al loro.

“Se viene a mancare la giustizia che sono i regni se non degli estesi brigantaggi?” Sant’Agostino

Nessuno tra gli economisti riconosciuti, i responsabili politici, i media dominanti osa criticare la crescita, che è diventata il grande tabù, l’angolo morto del pensiero contemporaneo.

Fermare la crescita materiale!. Sottolineo l’espressione: crescita materiale, definita come aumento continuo dei beni prodotti con lo sfruttamento e la degradazione delle risorse della biosfera.

Poiché la classe agiata stabilisce il modello di consumo della società, se il livello si abbassa il livello generale dei consumi diminuirà. Noi consumeremo meno, il pianeta starà meglio e saremo meno frustrati a causa della mancanza di ciò che non abbiamo.

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