J. Verne
L’isola misteriosa
Marsilio Editore, Venezia 1999
“Ecco cosa penso: gli scienziati ammettono generalmente che un giorno il nostro pianeta finirà, o meglio che la vita animale e vegetale non vi sarà più possibile, in seguito all’intenso raffreddamento che subirà. Quello su cui non concordiamo è la causa di tale raffreddamento. Alcuni pesano che deriverà dalla diminuzione di temperatura che il sole subirà tra milioni di anni; altri dall’estinzione graduale del fuoco interno al nostro pianeta, che ha su di esso un’influenza maggiore di quanto generalmente si pensi. Quanto a me, propendo per questa ultima ipotesi. […] Ma alla fine, quale che sia la causa, il nostro pianeta un giorno si raffredderà, anche se questo raffreddamento avverrà gradualmente. Cosa succederà allora? Che le zone temperate, in un’epoca più o meno lontana, non saranno più abitabili di quanto lo sono adesso quelle polari. Quindi le popolazioni umane, come i branche di animali, confluiranno verso le latitudini più direttamente esposte all’influenza del sole. Un’immensa migrazione si compirà. L’Europa, l’Asia centrale, l’America del Nord verranno a poco a poco abbandonate, così come L’Australasia o le parti basse dell’America del Sud.. La vegetazione seguirà la migrazione umana. La flora arretrerà verso l’Equatore contemporaneamente alla fauna. Le parti centrali dell’America meridionale e dell’Africa diventeranno i continenti abitati per eccellenza. I lapponi e i samoidei ritroveranno le stesse condizioni climatiche del mare polare sulle rive del Mediterraneo. Chi ci dice che in quell’epoca le regioni equatoriali non saranno troppo piccole per contenere e nutrire l’umanità terrestre?
[…] Poi alla fine […] il calore si spegnerà come il calore di un corpo appena abbandonato dall’anima, e la vita scomparirà dal pianeta, se non definitivamente almeno per un momento. Forse allora il nostro sferoide si riposerà, si rinnoverà nella morte per resuscitare un giorno in migliori condizioni!”